Michelangelo
Michelangelo
La palla scende giù la strada acciottolata in pendenza nel silenzio di questo paese di Villazzano. I tre colori rimbalzano con delicatezza lasciando una traccia immaginaria e leggera nella piazza tristemente immobile come spinta per un soffio di libertà. Stava sfoggiando semplicemente sulla strada in un viaggio guidato dalla gravità senza sbagliare di sentiero.
Questa parata ispirante
si è fermata sotto una macchina arrestata dopo un accidente. Una cosa non prevista.
I due tipi che stavano scrivendo la constatazione amichevole erano troppo concentrati
per vedere una cosa così insignificante. La palla non si muoveva più. Dopo uno sforzo
frenetico il tempo era stato sospeso.
La nostra
respirazione era anche trattenuta. Seduti su una panchina in fronte, la lingua
in un gelato in cui gusto era stato duplicato per l’emozione della scena
inaspettata, avevamo seguito la traiettoria di questa
sfera di speranza. Come un potere magico, raccogliere e trasportare il prezioso
obietto dava il potere di correre senza toccare il suolo. Volare. Giocare a pallavolo.
Sentirsi più felice. Tornare a essere un bambino.
Questi bambini
della scuola situata appena sopra giocavano con avventatezza. Avevano lasciato la
palla in libertà, i sorrisi grandi facendo scherzi e imparando le matematiche. “Michelangelo
dice che otto diviso per due fa sedici!”. Niente! Niente può perturbare l’innocenza,
i giochi oppure il vivere insieme di questi bambini.
Forse è questa cosa che abbiamo incontrato oggi. Una cosa inestimabile. Una cosa ineguagliabile. Una cosa incalcolabile. La tripletta di Paolo Rossi contra il Brasile nel 82 non è sufficiente. I tre colori, lasciati in un russamento sonoro nel cielo per gli aerei che volano tutti insieme più presto nel giorno, non danno un brivido così grande.
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